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trattamenti termici

TRATTAMENTI TERMICI

Curve

Per meglio seguire il comportamento di un determinato acciaio durante i vari cicli di trattamento, soprattutto per quanto riguarda l'effetto della variazione delle velocità di raffreddamento, faremo riferimento ai diagrammi di trasformazione dell'austenite, comunemente chiamati : a) curve ad S" di Bain o curve TTT (Temperatura - Tempo - Trasformazione) particolarmente indicate per trattamenti isotermici; b) curve CCT (Continuous - Cooling - Transformation) trasformazione al raffreddamento continuo. Tali curve, caratteristiche per ogni tipo di acciaio, permettono di stabilire quale temperatura, quale tempo e quale velocità di raffreddamento debbono essere scelte per ottenere determinate strutture e quindi determinate caratteristiche. Nella figura 1 è schematizzato il diagramma CCT a raffreddamento continuo di un acciaio ipoeutettoide a cui sono state sovrapposte 3 curve, indicate con i numeri 1, 2, 3, che rappresentano tre diverse velocità di raffreddamento. Precisiamo che nella zona superiore della curva CCT si produce la trasformazione perlitica, nella zona intermedia si produce la trasformazione bainitica, mentre alla temperatura di MS inizia la formazione di martensite. Le curve di raffreddamento intersecano il diagramma CCT in punti corrispondenti alla comparsa dei diversi costituenti. La curva n. 1, relativa ad una bassa velocità di raffreddamento, si può riferire ad un ciclo di normalizzazione di un particolare di dimensioni relativamente elevate; la n. 2 in cui la velocità di raffreddamento è notevolmente aumentata, è tipica dei casi di tem­pra incompleta dove la struttura non risulta totalmente martensitica. Particolarmente interessante è la curva n. 3 che rappresenta il caso in cui, per l'elevata velocità di raffreddamento, la curva non interseca né la zona di trasformazione perlitica, nè quella bainitica; l'austenite rimane stabile fino ad Ms e da questo punto inizia la trasformazione progressiva in martensite che si completa al punto MF. La velocità minima di raffreddamento che dà luogo alla tempra completa (100% di martensite) viene normalmente definita: velocità critica di tempra. Poichè le curve di inizio e di fine trasformazione vengono spostate verso destra per la presenza di elementi leganti, ne consegue che la velocità critica di tempra risulterà meno elevata per gli acciai legati che non per quelli al carbonio. La figura 2 presenta un diagramma TTT a trasformazione isotermica schematico nel quale sull'asse verticale sono riportate le temperature e su quello orizzontale i tempi su scala logaritmica. Sono state sovrapposte quattro curve relative ad altrettanti trattamenti isotermici che vedremo in seguito. I diagrammi TTT hanno forma ed andamento diversi secondo il tipo di acciaio: tutti però delimitano in modo più o meno netto due zone: una superiore, della trasformazione perlitica ed una inferiore, della trasformazione bainitica. La curva tratteggiata a sinistra indica l'inizio della precipitazione della ferrite; la curva continua a sinistra indica l'inizio della trasformazione perlitica o bainitica, quella a destra la fine della stessa. Nella parte bassa del diagramma sono segnate le linee di Ms e di MF, che indicano rispettivamentele temperature di inizio e fine della trasformazione martensitica i diagrammi TTT, che sono ricavati con prove eseguite su piccoli provini e in determinate condizioni operative, esigono qualche accorgimento per la loro utilizzazione nella pratica industriale. Essi danno in generale indicazioni molto precise per quanto riguarda le temperature, mentre per i tempi di trasformazione occorre tener conto dell'effetto di massa dei pezzi e di altre difficoltà, che impongono di adottare tempi molto più lunghi di quelli indicati dai diagrammi.

Generalitá e definizioniI

Si definisce trattamento termico l'operazione, o la successione di operazioni nel caso di un trattamento complesso, durante le quali l'acciaio viene sottoposto ad uno o più cicli termici, cioè a variazioni, entro limiti determinati, della temperatura in funzione del tempo. Di norma un ciclo termico comporta un riscaldo ad una data temperatura, un mantenimento per un certo tempo a questa temperatura ed infine un raffreddamento fino a temperatura ambiente con modalità diverse in relazione agli effetti desiderati. I vari cicli di trattamento vengono scelti in base alle caratteristiche di durezza, tenacità, microstruttura e lavorabilità desiderate. Il ciclo di trattamento deve essere fissato non solamente in funzione del tipo di acciaio ma anche delle dimensioni dei pezzi, delle caratteristiche del mezzo di riscaldo e di quello di raffreddamento. Prima di passare alla descrizione dei singoli trattamenti termici si deve accennare ai punti critici dell'acciaio, la cui conoscenza è fondamentale per una esatta esecuzione dei diversi cicli. Come punto di trasformazione o punto critico si indica la temperatura alla quale si produce, nel corso del riscaldo e del raffreddamento dell'acciaio, un cambiamento di fase. I punti critici principali sono: AC1 = temperatura alla quale, durante il riscaldo, inizia la formazione di austenite; AC3 = temperatura alla quale, durante il riscaldo, termina la trasformazione della ferrite in austenite; AR3 = temperatura alla quale, durante il raffreddamento, inizia la trasformazione dell'austenite in ferrite; AR1 = temperatura alla quale, durante il raffreddamento, termina la trasformazione dell'austenite in ferrite + cementite; MS = temperatura alla quale, durante il raffreddamento, inizia la trasformazione dell'austenite in martensite; MF = temperatura alla quale, durante il raffreddamento, termina la trasformazione dell'austenite in martensite. Your text...

Tempra

Il trattamento di tempra comprende un riscaldo di austenitizzazione, seguito da un raffreddamento fino ad una temperatura inferiore ad Ms sufficientemente rapido da permettere la trasformazione in martensite, struttura di elevata durezza e fragilità. Per poter realizzare una tempra perfetta (o ideale o completa), cioé con una struttura martensitica al 100%, è necessario che la velocità di raffreddamento sia superiore a quella critica tipica per ogni acciaio. Riferendoci al diagramma di figura 1 sarà perciò necessario che la curva di raffreddamento del pezzo non intersechi la curva CCT di inizio trasformazione tanto nel campo perlitico che in quello bainitico (curva 3). Qualora non si verifichi questa condizione quando cioé la curva di raffreddamento interseca la curva di inizio trasformazione (curva 2) o nella zona perlitica o in quella bainitica od in ambedue, avremo una tempra incompleta: la quota di martensite si riduce per lasciar posto a strutture per lo più miste a perlite o bainite. Nella pratica industriale sono ammesse al centro dei pezzi anche tempre incomplete con tenori di martensite in determinate percentuali. Gli acciai al “C” presentano una velocità critica di tempra molto elevata; questa velocità si riduce per la presenza di elementi leganti in modo più o meno marcato a seconda delle percentuali e della natura di essi. In relazione al tipo di acciaio ed alle dimensioni dei pezzi da temprare verrà scelto il mezzo di spegnimento più adatto: acqua, olio od aria.

Rinvenimento

Allo stato temprato l'acciaio presenta una elevata durezza e basse caratteristiche di tenacità. È necessario quindi ricorrere ad un successivo trattamento che ne modifichi, più o meno profondamente, la struttura martensitica di tempra annullandone le tensioni e la fragilità. Questo trattamento, denominato rinvenimento, comprende un riscaldo ad una temperatura inferiore ad AC1, un mantenimento per un certo tempo a questa temperatura ed infine un raffreddamento in un mezzo appropriato fino a temperatura ambiente. Il rinvenimento deve essere eseguito immediatamente dopo la tempra, per evitare il pericolo di cricche causa l'elevato stato tensionale in cui si trovano i pezzi temprati. La temperatura di rinvenimento va scelta in modo da ottenere il miglior compromesso tra le carattenstiche di durezza e di tenacità. E noto infatti che con l'aumentare della temperatura si ha un progressivo incremento della tenacità, dell'allungamento e della contrazione e, corrispondentemente, una diminuzione della durezza, della resistenza a trazione e dello snervamento. L'andamento delle caratteristiche meccaniche è messo in evidenza dalle curve di rinvenimento; dette curve sono riportate in diagramma, per la maggioranza degli acciai contemplati a catalogo. Quando la temperatura di rinvenimento è intorno ai 600 °C il trattamento che ne deriva (tempra e rinvenimento) viene chiamato bonifica e permette di conferire all'acciaio un buon compromesso tra tenacità e resistenza. La struttura che ne deriva è detta sorbite. Negli acciai per molle il rinvenimento viene effettuato nell'intervallo 400°÷ 460 °C in modo da garantire elevate caratteristiche di elasticità. La permanenza alla temperatura di rinvenimento viene stabilita in base alle dimensioni dei pezzi ed al tipo di forno impiegato; essa dovrebbe essere non inferiore alle 2 ore. A titolo informativo riportiamo l'effetto sulla resistenza alla trazione mediamente riscontrato sull'acciaio 39NiCrMo3 temprato e rinvenuto a 600 °C per tempi variabili da 30 minuti a 10 ore, espresso in incrementi positivi o negativi, ponendo uguale a zero la resistenza ottenuta dopo 2 ore. Durata del rinv. 30' 1h 2h 3h 4h 5h 7h 10h Rm-N/mm2 +70 +30 0 -20 -35 -45 -60 -80 Questi valori possono essere ritenuti validi, con buona approssimazione, per quasi tutti i tipi di acciai da bonifica. Il raffreddamento finale viene fatto generalmente in aria, ma per gli acciai da bonifica al Mn, Cr, Cr-Mn e Ni-Cr, che risentono del fenomeno della fragilità di rinvenimento, è necessario ricorrere al raffreddamento rapido (acqua od olio). La fragilità di rinvenimento si manifesta con forti cadute dei valori di tenacità negli acciai già citati raffreddando lentamente, dopo rinvenimento, nell'intervallo 500-400 °C

Distensione

Nel caso degli acciai da cementazione o autotempranti, per diminuire e possibilmente annullare le tensioni residue causate dalla tempra pur mantenendo elevati valori di durezza, si ricorre al trattamento di distensione che consiste in un riscaldo a temperature inferiori ai 250 °C. In questo caso non si hanno apprezzabili modifiche strutturali. La distensione viene anche eseguita su pezzi che, dopo le lavorazioni meccaniche, si trovano in uno stato di particolare tensione. In questo caso lo scopo è di ristabilire le caratteristiche meccaniche precedenti, in particolare quelle elastiche (limite di snervamento) e di tenacità.

Normalizzazione

Consiste in un riscaldo ad una temperatura superiore ad AC3, per un tempo sufficiente ad austenitizzare completamente il materiale, seguito da raffreddamento in aria calma o mossa. (fig. 1 curva 1) Viene generalmente eseguita su pezzi grezzi di lavorazione a caldo per affinare ed uniformare il grano allo scopo di predisporre l'acciaio nel modo migliore per i successivi trattamenti termici. Le strutture e le durezze che si ottengono sono in stretta relazione con il tipo di acciaio e con le dimensioni dei pezzi: acciai ipoeutettoidi al “C” o debolmente legati danno luogo ad una struttura costituita da ferrite e perlite, mentre con l'aumentare dei tenori di elementi leganti si formano strutture miste con costituenti più duri come bainite e martensite.

Bonifica isotermica

(AUSTEMPERING) ¬ (Ciclo di raffreddamento 3) - Questo trattamento si esegue con riscaldo alla normale temperatura di tempra seguito da rapido spegnimento in bagno di sali a temperatura sopra Ms di circa 10°÷ 30° fino a completa trasformazione dell'austenite. La struttura ottenuta è la bainite inferiore molto resistente e tenace. È infatti possibile raggiungere valori di Rm nell'intervallo 1300 ÷ 1700 N/mm2 (132 ÷ 173 Kgf/mm2) accompagnati da valori di resilienza superiori a 25 J (5 Kgfm/cm2). La bonifica isotermica consiste in un trattamento unico in quanto il rinvenimento si può di regola tralasciare e presenta il vantaggio di non dar luogo a deformazioni e spaccature tensionali, come può avvenire nella tempra convenzionale. Una seria limitazione di questo trattamento è dovuta alla sua scarsa penetrazione che non va oltre 30 mm per il tipo 39NiCrMo3 ed oltre 40 mm per il tipo 40NiCrMo7.

Tempra scalare martensitica

(Fig. 2 ciclo di raffreddamento 4) - Questo trattamento ha lo scopo di annullare gli inconvenienti della tempra convenzionale che sviluppa pericolose tensioni interne nel raffreddamento brusco nei bagni di tempra; queste tensioni possono facilmente provocare scarti per cricche e deformazioni soprattutto nei pezzi di forma complessa e con forti variazioni di sezione. Nella tempra scalare martensitica si riscalda alla consueta temperatura di tempra; si raffredda con sufficiente velocità per non incontrare il gomito del campo perIitico né quello del campo bainitico fino ad una temperatura di pochi gradi (circa 10 °C) superiore ad Ms e si mantiene il pezzo per il tempo strettamente necessario ad uniformare la temperatura in tutti i suoi punti. Quindi si raffredda in aria calma. Nel caso di pezzi di grosse dimensioni è necessario adottare temperature di spegnimento inferiori ad Ms per facilitare il raffreddamento al nucleo. Si ottiene il tal modo una struttura martensitica quasi del tutto priva di tensioni interne. Per i pezzi cementati le tabelle riportano tanto i punti Ms del nucleo quanto quelli della superficie cementata (in grassetto) che sono ovviamente quelli da rispettare. Per lo spegnimento si usano bagni di sali a basso punto di fusione od anche bagni d'olio ad alto punto di infiammabilità. Alla tempra scalare segue un normale rinvenimento per ottenere le caratteristiche richieste.

Solubilizzazione

(Tempra degli acciai austenitici) - Questo trattamento, chiamato anche "tempra di solubilizzazione" o "ipertempra", ha in comune con la tempra soltanto la velocità di raffreddamento dalla temperatura di austenitizzazione, ma non gli effetti di indurimento che essa provoca negli acciai temprabili; ricordiamo infatti che i punti di trasformazione dei cosiddetti "acciai austenitici" si trovano al di sotto della temperatura ambiente. Esso consiste in un riscaldo a temperatura in genere compresa fra i 1 000 e i 1 100 °C, con una permanenza a questa temperatura sufficiente per eliminare le alterazioni strutturali provocate dalle lavorazioni precedenti e per realizzare una "solubilizzazione" possibilmente completa dei carburi nell'austenite; il raffreddamento successivo, in aria o acqua, deve essere sufficientemente rapido da impedire la riprecipitazione dei carburi che, in un raffreddamento lento, avviene in genere nell'intervallo fra i 450 e gli 850 °C circa. Con tale trattamento si ottiene il massimo addolcimento degli acciai inossidabili austenitici.

trattamenti superficiali

TRATTAMENTI SUPERFICIALI

Ricottura

Lo scopo della ricottura è quello di addolcire l'acciaio per renderlo atto alle lavorazioni meccaniche e/o plastiche, di eliminare le tensioni residue e di distruggere gli effetti di una deformazione plastica, di una saldatura o di un trattamento termico precedente. Esistono vari cicli di ricottura la cui scelta viene fatta in relazione alla durezza ed alle strutture necessarie per un determinato tipo di lavorazione. I cicli più usati sono: Ricottura subcritica : comprende un riscaldo a temperatura al di sotto del punto di trasformazione Ac1, un mantenimento adeguato a questa temperatura ed infine un raffreddamento a piacere anche in aria libera. Questo trattamento, che per la sua economicità è il più diffuso per gli acciai da costruzione, viene eseguito sia per addolcire l'acciaio che per eliminare tensioni residue ed effetti di deformazione plastica. La struttura ottenuta è prevalentemente costituita da forme perlitiche globulari molto fini, non sempre ben risolte. Appartiene a questa classe la cosidetta ricottura di lavorabilità che viene normalmente eseguita ad una temperatura di ca. 50 °C al di sotto del punto Ac1 in modo da addolcire il materiale senza modificarne sostanzialmente la struttura. Ricottura isotermica (fig. 2 curve 1 e 2): consiste in un riscaldo a temperatura, nell'intervallo C1 ÷ AC3 oppure sopra AC3, seguito da un raffreddamento ad una velocità relativamente elevata fino ad una conveniente temperatura del campo perlitico alla quale si permane per il tempo sufficiente a completare la trasformazione, il raffreddamento finale, fino a temperatura ambiente, può essere condotto velocemente con notevole guadagno di tempo. Temperature di trasformazione sopra il cosiddetto gomito della zona perlitica (ciclo di raffreddamento 1) tendono a formare strutture a carburi globulizzati (ricottura isotermica sferoidale), ma esigono tempi piuttosto lunghi. Questo stato strutturale è particolarmente favorevole per gli acciai ipoeutettoidi destinati alle operazioni di formatura a freddo; per gli acciai ipereutettoidi viene considerato lo stato ideale ed indispensabile per ogni tipo di lavorazione meccanica. Le trasformazioni in corrispondenza del gomito perlitico (ciclo di raffreddamento 2) avvengono in tempi relativamente brevi e le strutture risultano a perlite lamellare a blocchi più o meno compatti (ricottura isotermica). Questo stato strutturale è particolarmente indicato per ottenere, nel caso di lavorazioni meccaniche particolarmente impegnative, sensibili miglioramenti di lavorabilità all'utensile.

Tempra superficiale

Tempra superficiale (o anche in tutta la sezione) con riscaldo ad induzione. Questo trattamento richiede impiego di apparecchiature particolari, che consistono essenzialmente in una bobina percorsa da corrente ad alta frequenza generante un campo magnetico. Mettendo il pezzo di acciaio entro questa bobina si genera in esso una corrente indotta che, per effetto Joule, riscalda rapidissimamente l'acciaio sopra AC3. L'acqua di tempra può essere addotta dalla stessa spirale di rame che fa da induttore, oppure da condutture separate ma sempre vicine all'induttore. Con frequenze molto elevate (100.000 - 600.000 Hz) il riscaldamento interessa uno strato superficiale molto sottile, ma diminuendo la frequenza (2.000 - 20.000 Hz) possono essere ottenute maggioriprofondità di riscaldo. Con frequenze ancora più basse si ottengono riscaldi totali fino al cuore e questa particolarità viene sfruttata negli impianti di tempra (e successivo rinvenimento) a passaggio con riscaldo ad induzione.

Cementazione

La “carbocementazione” o più semplicemente “cementazione”, ha lo scopo di ottenere un prodotto che, dopo i successivi trattamenti termici, presenti uno strato superficiale durissimo e resistente all'usura, unitamente ad un cuore tenace. Essa consiste nella carburazione superficiale di acciai a basso tenore di carbonio, ottenuta mediante lungo mantenimento ad alta temperatura in mezzi capaci di cedere tale elemento. Dopo la tempra, alla superficie del pezzo cementato, si avrà la struttura e la durezza propria degli acciai con circa 1% di carbonio temprati, mentre al cuore, a basso tenore di carbonio e perciò poco sensibile all'effetto indurente della tempra, si avrà duttilità e tenacità, non disgiunte (specie nel caso degli acciai legati) da una considerevole resistenza. Gli acciai detti appunto da “cementazione” sono dunque caratterizzati da un basso tenore di carbonio, di norma non superiore a ~0,25 %; ciò li distingue nettamente dagli acciai “da bonifica” a tenore di carbonio più elevato. Il trattamento più indicato per conferire al pezzo cementato le migliori caratteristiche sia al cuore che in pelle è quello che si basa sulla doppia tempra. La prima tempra, da temperatura più alta, rigenera la struttura della parte interna mentre la parte esterna viene ad essere temprata da una temperatura più elevata di quella che le compete. Con la seconda tempra, da temperatura più bassa, il nucleo risulta meno efficacemente temprato mentre nella parte esterna si sviluppa la massima durezza. Normalmente si preferisce un trattamento più economico costituito dalla tempra unica, che presenta anche il vantaggio di evitare eccessive deformazioni dei pezzi. Questo trattamento esige che l'acciaio abbia un grano austenitico fine (grano controllato). Con la tempra unica il pezzo cementato viene temprato direttamente dalla temperatura di cementazione, previo raffreddamento fino alla temperatura di tempra propria dello strato cementato, con sosta a questa temperatura per consentire una migliore diffusione del carbonio (tempra diretta). Dopo la tempra occorre eseguire un rinvenimento di distensione nell'intervallo 150° - 200 °C tenendo presente che questo trattamento provoca una lieve diminuzione della durezza.

Nitrurazione

È una operazione di indurimento superficiale analoga alla precedente; in questo caso l'elemento assorbito è l'azoto. L'operazione consiste in un prolungato mantenimento a circa 500 °C in mezzi capaci di cedere detto elemento; a differenza della cementazione, essa viene eseguita su materiale già bonificato e non richiede trattamenti successivi. Gli acciai da nitrurazione sono veri e propri acciai da bonifica contenenti elementi speciali (alluminio, cromo, molibdeno, vanadio). L'indurimento superficiale è dovuto alla formazione di azoturi assai duri (di alluminio, cromo, ect.), mentre la presenza del molibdeno è indispensabile allo scopo di combattere la fragilità di rinvenimento che altrimenti l'acciaio assumerebbe durante la nitrurazione. La nitrurazione, come la cementazione ed in genere come tutti i procedimenti di indurimento superficiale, ha lo scopo di aumentare, oltre la resistenza all'usura, anche la resistenza alla fatica. Si ricorda: - l'indurimento superficiale, mediante la nitrurazione, è dovuto alla formazione di azoturi di alluminio-cromo-vanadio e ferro nell'acciaio ed è quindi conseguenza di una reazione chimica e non di una trasformazione strutturale degli acciai, per trattamento termico, come avviene invece per tutti gli altri processi di indurimento superficiale (cementazione, tempra superficiale, ecc.); - l'azoto assorbito in superficie, si diffonde lentamente negli strati sottostanti fino a raggiungere profondità massime di qualche decimo di millimetro (circa 5/10 per 55 ore di effettiva permanenza a temperatura).

Temprabilità e Prova Jominy

Quando un particolare in acciaio viene temprato si forma una quantità più o meno elevata di una struttura denominata martensite; la durezza del pezzo è funzione della percentuale di struttura martensitica ottenuta, la cui durezza dipende a sua volta dal tenore di carbonio presente nell'acciaio. In figura 3 è indicata la variazione della durezza HRC in funzione del tenore di carbonio a fronte di diverse percentuali di martensite. La capacità di un acciaio di assumere più o meno profondamente, dopo tempra, una struttura martensitica, ovvero di accrescere la sua durezza in funzione della penetrazione della trasformazione martensitica nella sezione del pezzo, si definisce temprabilità. La distribuzione della durezza nella sezione è determinata dalla sua dimensione, dal tenore di carbonio e degli elementi di lega, dalla dimensione dal grano austenitico e dalle condizioni di tempra (temperatura di austenitizzazione, tempo di permanenza, mezzo di spegnimento). La temprabilità viene usualmente valutata mediante la prova Jominy (UNI 3150) con la quale si ottiene una curva durezza-distanza dall'estremità temprata. Dagli intervalli della composizione chimica previsti dalle unificazioni, deriva una banda di temprabilità Jominy (vedi figura 4) per ogni tipo di acciaio. La distanza (Jominy) dall'estremità temprata della provetta in esame, alla quale corrisponde la durezza relativa ad una percentuale di martensite (previamente fissata in maniera opportuna per le varie classi di acciaio), può essere utilizzata come criterio per classificare gli acciai in base alla loro temprabilità. Nella pratica industriale si ritiene soddisfacente avere a cuore il 50% di martensite negli acciai da bonifica, il 70% in quelli da cementazione e l'80% negli acciai per molle od in particolari notevolmente sollecitati. Le caratteristiche tensili, di tenacità e di resistenza a fatica sono funzioni della percentuale di martensite ottenuta dopo tempra: la temprabilità è perciò uno dei parametri fondamentali per la scelta di un acciaio le cui caratteristiche intrinseche debbono essere esaltate tramite trattamento termico. La possibilità di risalire dai risultati della prova Jominy all'andamento della durezza sui particolari temprati, deriva dal fatto che a una data distanza dell'estremità temprata della prova Jominy, corrisponde una velocità di raffredamento determinata. Stabilito che la stessa velocità di raffreddamento, a partire dalla temperatura di austenitizzazione, provoca sempre uguali trasformazioni e conduce sempre ad una struttura determinata ed a una durezza ben definita, le durezze della curva Jominy devono corrispondere alle stesse durezze nei punti dei particolari trattati aventi una velocità di raffreddamento equivalente. Al di sopra di ogni banda Jominy per spegnimenti in olio poco agitato, limitatamente al centro, a 3/4 del raggio da esso ed alla superficie viene riportata detta corrispondenza. Per la qualità di acciaio riferite a norme EN sono state riportate le bande Jominy: H Temprabilità normale, HH Temprabilità ristretta 2/3 superiore, HL Temprabilità ristretta 2/3 inferiore. Si voglia ad esempio conoscere quale è il diametro massimo di un tondo in 39NiCrMo3 che, mediamente dopo tempra, abbia a cuore almeno il 50% di martensite. A tale scopo si consulti il diagramma di figura 3: dopo aver visto che a M = 50% e C = 0,39% corrisponde per interpolazione una durezza HRC = 42, con la retta corrispondente a tale durezza si intersechi la curva mediana della banda Jominy (figura 4) e si ricava a quale distanza Jominy ciò avviene (31 mm). Dalla tabella di correlazione distanze Jominy-diametri corrispondenti si riscontra che tale durezza si può ottenere dopo tempra in olio al centro di un tondo di Ø 85 mm, a 3/4 di raggio dal centro per un tondo di Ø 108 mm.